Punto e a capo: l’Europa contro i prepotenti
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IL PUNTO: COS'È SUCCESSO NELLA SETTIMANA PASSATA Ciao Sergio Merzario Dir3ttore de il Milanese-Civennese,
come stai? Oggi [2 giorni fa il 20 gennaio] Donald Trump presterà giuramento e inizierà il suo secondo mandato come Presidente degli Stati Uniti. La giornata di oggi sarà scandita da molti eventi rituali, come la messa nella chiesa episcopale di St. John e l’incontro alla Casa Bianca con Joe Biden. Trump e Vance presteranno giuramento alle 12 di Washington DC (alle 18 in Italia), subito dopo Trump si recherà nella President’s room del Congresso per firmare i primi ordini esecutivi. Si pensa che possa firmare anche la grazia per alcuni degli assalitori di Capitol Hill nel 2021. A questa cerimonia, poi, parteciperanno gli ex presidenti (menzione speciale a Michelle Obama che non accompagnerà il marito) e, per la prima volta, alcuni leader internazionali, tra cui anche la presidente Meloni e Javier Milei, presidente argentino. Non saranno solo i leader politici a essere presenti, ma anche quasi tutti i Ceo delle big tech americane, il cui sostegno a Trump è sempre più esplicito, come ci dicevamo anche la scorsa settimana. Oltre ad aver donato molti soldi alla campagna elettorale di Trump (solo Elon Musk ne ha donati 250 milioni) e per la cerimonia di insediamento (Zuckerberg stasera ha organizzato anche un ballo in onore di Trump, invitando i miliardari americani), sono tante altre le iniziative che segnalano una scollamento tra i capi della Silicon Valley e i valori liberal. Oggi in particolare fa particolarmente impressione l’annuncio di Meta di rimuovere il fact checking, che era stato istituito proprio nel 2021 dopo che i sostenitori di Trump avevano assalito il Congresso, che cercavano di evitare la ratifica della vittoria di Biden. È chiaro l’inizio di un nuovo corso della politica americana e che i grandi capitali non hanno preferenze politiche, ma solo interessi economici. |
[Donald Trump che balla con i Village People al suo rally - 19 gennaio 2025] |
Washington, Doha, Cairo, Gerusalemme. Sono queste le capitali in cui si è deciso l’accordo per una tregua a Gaza e il rilascio degli ostaggi. Non Bruxelles, ma neanche Berlino o Parigi o Londra. L’Europa è stata a guardare per tutti questi 467 giorni di guerra terribile. Non è sempre stato così: il processo di pace tra Israele e Palestina ha avuto importanti tappe europee come la Conferenza di Pace di Madrid del 1991; gli accordi di Oslo del 1993; nel 2002 venne creato dal ministro degli Esteri spagnolo il Quartetto di cui fa parte l’Unione europea. Nella gioia per il raggiungimento della tregua, e nella speranza che da oggi si possa lavorare per la pace e per il riconoscimento dello Stato di Palestina secondo la soluzione dei due Stati per due popoli, non ci si può nascondere che l’Unione europea è stata totalmente ininfluente. La politica europea, le opinioni pubbliche in Europa hanno semplicemente assistito alle brutalità di Hamas e agli eccessi della risposta israeliana, alla catastrofe umanitaria a Gaza. Viviamo in un mondo sempre più agitato e pericoloso. Chi in Europa ha a cuore la pace, le legittime aspirazioni nazionali dei palestinesi, le necessità di sicurezza di ogni Stato, oggi, deve attrezzarsi perché l’Europa abbia una vera politica estera e di difesa. Solo cosi riusciremo ad incidere per la stabilità internazionale e non a limitarci a fare dichiarazioni, ma a poter mettere in atto iniziative e azioni di pace. |
[Migliaia di sfollati che attraversano le macerie per tornare a casa - 19 gennaio 2025] |
Nel 2018 Trump sentenziò che l’Unione Europea è il peggior nemico degli Stati Uniti. Con il suo ritorno alla Casa Bianca la minaccia è incombente. Esiste un racconto in cui Trump è in grado di farsi portatore di pace in un mondo attraversato da terribili conflitti. La tregua a Gaza è considerata una sua vittoria e anche sul fronte ucraino in molti ripongono le loro speranza in un suo coinvolgimento. Ci dimentichiamo che ora per noi la scelta non è tra pace e guerra, ma tra scegliere di piegarsi a Trump o scegliere di costruire l’Europa. In troppe analisi degli ultimi giorni mi sembra che ci stiamo dimenticando di un elemento cruciale: la capacità di agire europea. Un esempio è il ritiro del fact checking da Meta, ma non in Europa: c’è la possibilità di far valere idee diverse, deve esserci la volontà politica di farlo. Altrimenti ci consegniamo al nemico, prima ancora che il nemico parta, come hanno fatto le big tech americane. Negli ultimi anni ci siamo convinti che le cose potessero cambiare perché le aziende partecipavano al Pride, ma a cambiare le cose sono le leggi, la società, la politica. |
Questa settimana il Parlamento Europeo, riunito a Strasburgo, discuterà dell’applicazione della legge sui servizi digitali (il famoso Digital Service Act) per proteggere la democrazia sulle piattaforme social, soprattutto dalle interferenze straniere. L’Unione dunque le leggi per limitare lo strapotere delle piattaforme le ha, deve decidere di applicarle bene. La Commissione ha quindi chiesto a X di fornire spiegazioni sull’algoritmo e se X non lo farà o se non saranno ritenute sufficientemente esaustive, potrà ricevere multe fino al 6% del fatturato globale. In questa discussione poi, S&D (il gruppo europeo del PD) ha annunciato di star lavorando a una proposta per incentivare lo sviluppo di un social media europeo. In un mondo in cui si fa sempre più strada la legge del più forte applicata dai prepotenti, che cercano di schiacciarci, è indispensabile l’affermazione di un’Europa libera e unita. Anche per questo ti segnalo l’iniziativa di Europa Now per l’istituzione di un indipendence day europeo, in cui propongono di esporre alle finestre e sui balconi la bandiera dell’Unione Europea, per affermare l’esistenza di un popolo europeo e per riaprire una vibrante speranza di libertà e democrazia. Anche in Italia è importante che ci sia discussione politica vivace e dibattito. Durante il weekend sono stati organizzati tre convegni del Partito Democratico - i cattolici a Milano, la sinistra Brescia e i socialisti liberali a Orvieto - da cui si torna con nuovi pensieri e idee di iniziativa, per questo ti segnalo gli interventi di Giorgio Tonini a Orvieto, sulla politica estera e di Ruffini, che parla del Paese. |
A CAPO: COSA TENERE D'OCCHIO PER LA SETTIMANA - Questa settimana in Aula discuteremo del decreto giustizia, delle mozioni per la legalizzazione della cannabis, le mozioni sul conflitto a Gaza e sugli obblighi di cooperazione e assistenza giudiziaria nei confronti della CPI. Poi mercoledì ascolteremo sia il ministro della difesa Crosetto sulla proroga per sostegno militare all’Ucraina, sia Nordio, ministro della Giustizia. Ci riuniremo poi in seduta comune per l’elezione di quattro giudici della Corte Costituzionale.
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- Martedì parteciperò a questo evento organizzato da Core, Italpress e You Trend in cui insieme a Lorenzo Pregliasco, Giorgio Mulè, Simona Crolla e Antonio FUniciello discuteremo della Nuova America di DOnald Trump. L’evento si terrà presso la sede di Core Relations, a Roma, in piazza Margana 19.
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- Domenica 27 gennaio invece sarò al Cam Garibaldi, a Milano alle ore 18.15 insieme a Enrico Letta, Irene Tinagli, Silvia Roggiani, Gregorio De Felice, Roberto Tasca, Mattia Cugini, Irene Agnolucci, Ludovico Manzoni e Alessandro Capelli per parlare di un’Europa possibile.
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- La scorsa settimana ho promosso una lettera all’ambasciatore iraniano per chiedere la scarcerazione immediata e la sospensione della pena di morte per Pakhshan Azizi. È stata firmata da più di cento parlamentari di tutti i partiti, la puoi sottoscrivere anche tu qui, è molto importante.
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A lunedì prossimo, Lia P.S. Se questa newsletter ti è piaciuta, vuoi consigliare a qualcuno di iscriversi, o hai cambiato indirizzo email e hai bisogno di re-iscriverti, ti lascio questo form per iscriversi. P.P.S. Mi piacerebbe conoscerti un po' meglio. Puoi aiutarmi compilando questo breve questionario o schiacciando il bottone qui sotto. |
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